Libano

Hezbollah in Libano: tra politica e lotta armata

In Libano lo scorso 4 febbraio, sei mesi dopo l’esplosione del porto di Beirut, è stato ritrovato il corpo senza vita di Lokman Slim, celebre intellettuale libanese e feroce critico di Hezbollah. Nonostante la sua attività di critica, Slim non rappresentava certo una minaccia per Hezbollah, la quale non trae beneficio dalla sua morte, in un momento segnato dal rinnovamento diplomatico dovuto al cambio di amministrazione statunitense.
Non abbiamo la pretesa di fare luce sulla morte di Lokman Slim, né di rintracciare quelle che possono essere le motivazioni che hanno portato al suo omicidio, che la sorella attribuisce direttamente ad Hezbollah, la quale respinge l’accusa. La vicenda ci porta però ad interrogarci proprio su Hezbollah, probabilmente una delle più potenti milizie in questo momento, e al contempo importante partito politico libanese, e quindi organizzazione che al fianco della lotta fisica (principalmente rivolta verso il vicino stato israeliano) ha posto l’impegno politico. L’impegno militare e quello politico sono spesso molto vicini nel panorama mediorientale e sono molteplici le milizie, o le organizzazioni paramilitari, che nel tempo si sono dotate di un apparato politico, come ad esempio la Fratellanza Musulmana in Egitto, o il Fronte Islamico di Salvezza in Algeria.

Ma di cosa parliamo quando nominiamo il gruppo di milizie armate Hezbollah? La traduzione letterale della parola “Hezbollah” è “Partito di Dio”. Il gruppo è di stampo musulmano sciita (avevamo già parlato del legame tra politica e comunità religiose del Libano qua) ed ha fra i principali obiettivi quello di cacciare Israele dal Libano per poter stabilire uno stato indipendente islamico. L’organizzazione nasce infatti negli anni ‘80 quando lo stato di Israele invade il Libano. Il gruppo sferra numerosi attacchi contro lo stato israeliano con l’appoggio di altri stati confinanti come la Siria. Contemporaneamente il gruppo di milizie riesce a diventare una vera e propria forza politica con un grande consenso da parte della popolazione che si trova nella zona sud del paese. Negli anni 2000 la situazione peggiora, soprattutto dopo la guerra del Libano del 2006, nella quale Hezbollah (assieme ad altre milizie libanesi come Amal) ha risposto all’attacco israeliano. La guerra genera consensi per il gruppo armato e verso il suo leader Hassan Nasrallah, il quale cerca di rovesciare il governo libanese e prendere il potere.
Il gruppo nel corso degli anni continua ad avere sempre più successo fino alle ultime elezioni del 2018 alle quali Hezbollah è riuscita a conquistare ben 13 seggi su 128 nel parlamento libanese; in seguito inoltre Hezbollah è entrata a far parte della coalizione di governo. Ad oggi l’organizzazione viene classificata dagli Stati Uniti come un gruppo terroristico, mentre l’Unione Europea considera terroristica solo la sua ala militare, intrattenendo contatti diplomatici con la parte politica.

Nel più ampio quadro regionale, Hezbollah gode di una stretta e salda relazione con l’Iran, e sebbene Teheran abbia contribuito alla creazione e finanzi cospicuamente Hezbollah, il rapporto non è di sudditanza e anzi Hezbollah gestisce autonomamente i propri affari interni e opera con autonomia rispetto alle questioni importanti per l’Iran, anche se in pratica sempre in concerto con quest’ultimo. Assieme questi importanti attori mediorientali costituiscono, con il governo siriano di Assad, il battezzato “Resistance Axis”: un’alleanza politica e militare non ufficiale, che si contrappone al potere di Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita e ai loro alleati.
La relazione fra i due, inoltre, è caratterizzata dalla continuità valoriale e dal rifarsi alla religione sciita, dai nemici comuni e dalla confluenza di interessi economici, securitari e politici. Essi sono infine necessari l’uno all’altro, infatti, l’Iran ricerca punti di appoggio e partner nella regione per affermare la propria influenza e garantire anche in questo modo la propria sicurezza, mentre nonostante la credibilità e l’influenza che Hezbollah esercita in Libano, esso è fortemente dipendente dalle risorse iraniane (fondi e armi), che difficilmente riuscirebbe a rimpiazzare qualora perdesse l’Iran come alleato.
Inoltre, anche il regime di Assad è considerato un alleato chiave di Hezbollah; durante le primavere arabe Hezbollah si è schierata quasi sempre a favore delle rivolte popolari contro le vecchie élite al potere, mentre in Siria, proprio in virtù del legame con Assad, Hezbollah ha sostenuto quest’ultimo sia in termini di forniture militari sia di combattenti, cooperando anche in maniera autonoma con l’Iran.

Hezbollah e altre organizzazioni similari del Medio Oriente, come Hamas, raccolgono molto consenso, per una pluralità di motivi: in primis, poiché non si limitano alla mera propaganda politica, ma si impegnano al contempo in una esperienza concreta di assistenza presso gli ultimi delle rispettive popolazioni, sostituendosi spesso dove lo stato non può (o in alcuni casi non vuole) intervenire, e attivando una serie di iniziative e servizi, sociali e assistenziali (come assistenza sanitaria, ambulatori, sussidi, aiuti alle vedove, assistenza legale, distribuzione di beni alimentari ecc.). Inoltre, si ergono a difensori dell’etica e dei costumi tradizionali, contro la degenerazione morale che proviene dalla contaminazione con l’Occidente e con i passati colonizzatori. A ciò si aggiunge la critica delle
inefficienze statuali e la lotta alla corruzione delle rispettive amministrazioni, che purtroppo risulta essere un fenomeno diffuso e motivo di risentimento nelle popolazioni (è stato infatti anche parte delle cause che hanno portato, un decennio fa, al fenomeno delle primavere arabe), cosicché esse si mostrino anche in questo modo al fianco dei più deboli. Infine, queste organizzazioni sostengono la
causa palestinese, causa che raccoglie sempre grande sostegno nel panorama mediorientale.

In conclusione, possiamo affermare che la visione che i paesi occidentali hanno rispetto ad Hezbollah o altri gruppi militari è molto discordante rispetto a quella che ne hanno i popoli a più stretto contatto.
Quello che può essere visto come un terrorista da una parte, può essere considerato un combattente per la libertà da un’altra.
Si tratta infatti di visioni diverse di partecipazione politica che riflettono il diverso sviluppo storico, sia dei singoli stati sia della rispettiva regione, gli attuali equilibri regionali, e la percezione della propria sicurezza, che nel contesto mediorientale è particolarmente influenzata dalla tensione fra stati arabi ed Israele.
Inoltre, queste organizzazioni danno alle popolazioni sotto il loro controllo assistenza ed aiuto, riempiendo i vuoti lasciati dallo stato nell’aiutare o ascoltare la popolazione.
È proprio nel quadro delle inefficienze statali, forse nemmeno lontanamente paragonabili a quelle che sperimentiamo noi, che possiamo chiederci quali possibilità rimangano agli individui per far sentire la propria voce e i propri bisogni; le primavere arabe ci hanno certo mostrato una strada, che può non essere l’unica. Infatti, quando ai molti mancano i servizi essenziali, o si vedono negati i propri diritti, queste strutture emergono anche per aiutare i più bisognosi; non bisogna tuttavia dimenticare che oltre a tali attività, spesso tali organizzazioni sono usate e agiscono anche per meri, e meno nobili, scopi personali.

Fonti:

Cambanis, Esfandiary, Ghaddar, Hanna, Lund e Mansour, Hybrid Actors: armed groups and state fragmentation in the Middle East, The Century Fox Foundation Press, New York, 2019

https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2021/02/05/libano-omicidio-lokman-slim

https://en.wikipedia.org/wiki/Hezbollah

https://ilbolive.unipd.it/it/news/hezbollah-origine-gruppo-politico-armato-libanese

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