In questo mese ho osservato quanto il Libano viene visto come una zona di rifugio, di soccorso dalle varie guerre che lo circondano, infatti negli ultimi mesi si sono venuti a creare tantissimi campi profughi o zone di sosta per coloro che fuggono.
Ciò a portato i libanesi a non avere dubbi sul poter recintare una zona e chiudere definitivamente profughi palestinesi all’interno di questo recinto. Il campo profughi che è stato recintato è quello di Ain Al Hilweh a Sidone che contiene tra le 90mila e le 120mila unità.
Questa idea è stata subito vista come una vera e propria prigione, denominata dai presenti “muro della vergogna”.
Non riesco ad immaginare la frustrazione dei profughi che sfuggiti dalla guerra in siria si ritrovano in uno Stato che nuovamente erige un muro nei loro confronti.
Sidone non è Gerusalemme, Ain Al Hilwen non è Ramallah.
Purtroppo i “prigionieri palestinesi” non sono in grado di reagire e di impedire tutto questo.
Questa costruzione dovrebbe servire per proteggere e rendere sicura la zona, ma allo stesso tempo anche il generale Maqdah pensa che “le implicazione psicologiche di questo muro saranno negative e difficili da superare”.
200 metri di cemento contengono la sintesi di un problema mai affrontato, anzi rimandato nel tempo.
I 500mila profughi palestinesi in Libano, vivono senza diritti sociali e politici.
Il muro eretto intorno ad Ain Al Hilweh non è che la sintesi della questione libanese: un paese che si è fatto carico passivamente di due eredità pesanti, quella palestinese e quella più recente siriana.
http://www.lindro.it/il-muro-che-e-la-sintesi-delle-debolezze-libanesi/