L’isola di Cipro è attraversata da una crisi politica e sociale molto particolare, le cui motivazioni sono radicate nel tempo e nelle generazioni. Nei secoli, il territorio è passato di mano in mano, dalla divisione dell’Impero Romano, che l’ha lasciato in mano bizantina, da cui la presenza greca, fino al dominio ottomano tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo, al quale invece si deve la presenza turca, per poi finire sotto il controllo inglese. Questo è un contesto di cui non si sente spesso parlare in Italia, nonostante la sua importanza geostrategica e il complesso rapporto presente tra le sue due “anime” contrapposte. La presenza di una doppia etnia (78% greca, 18% turca) ha fatto sì che si creasse una condizione politica particolare, vissuta spesso in sordina tra avvenimenti che hanno visto casi di pulizia etnica, fratture internazionali evitate all’ultimo momento e minacce militari delinearsi e a volte concretizzarsi con violenza (cfr. questo documento).
Cipro è la terza isola del mar Mediterraneo per estensione. Il 59% della sua superficie si trova sotto il controllo della Repubblica di Cipro, mentre la zona turco-cipriota a nord copre circa il 36% del territorio; il 5% è ancora sotto il controllo inglese. Per comprendere meglio la situazione attuale che caratterizza l’isola di Cipro è necessario tornare all’origine di quella che viene definita la “questione di Cipro”.
Nel 1960 l’isola raggiunse l’indipendenza dalla potenza coloniale britannica. L’accordo coinvolgeva Turchia, Grecia e Regno Unito e prevedeva la collaborazione tra la comunità turca e la comunità greca, che coabitavano nella stessa realtà, affiancando a un presidente greco-cipriota un vicepresidente turco-cipriota. Le frizioni tra le due etnie hanno portato, negli anni, alla formazione di due visioni contrapposte: quella dei greco-ciprioti di “ènosis”, ossia la riunificazione con la Grecia, e quella dei turco-ciprioti di “taksim”, che indica la separazione in due entità statali distinte. Queste tensioni sfociarono nel 1974 in un colpo di stato per mano della potenza greca, al quale seguì la risposta della Turchia, che inviò soldati dall’Anatolia nella parte nord dell’isola, tutt’oggi occupata. Le forze armate turche, dunque, sbarcarono per impedire la conquista e l’annessione alla Grecia e per tutelare i concittadini presenti sull’isola. Così nel 1979 la Turchia proclamò la nascita dello “Stato federato turco-cipriota”, attuale Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta a livello internazionale come stato a tutti gli effetti solo dalla Turchia. Tutti gli altri paesi membri delle Nazioni Unite non l’hanno riconosciuta, poiché è nata con l’uso della forza armata e della minaccia, violando il diritto internazionale. Al contrario, la Repubblica di Cipro (del Sud) è riconosciuta a livello internazionale e fa parte dell’Ue, oltre che del Commonwealth.
Le continue difficoltà nell’individuazione di un accordo hanno presentato un ostacolo potenziale all’entrata di Cipro nell’Unione europea, a cui il governo si era applicato dal 1997. Nel dicembre 2002, l’UE ha invitato formalmente Cipro ad associarsi dal 2004, insistendo che la partecipazione alla UE si sarebbe applicata all’isola intera, sperando che ciò fornisse un incentivo significativo per la riunificazione. Un piano delle Nazioni Unite promosso dal segretario generale Kofi Annan è stato sottoposto a entrambi i lati in referendum separati il 24 aprile 2004. Il lato greco in modo schiacciante ha rifiutato il programma di Annan (75,8% voti contrari) ed il lato turco ha votato in favore (64,9% voti favorevoli). La motivazione preponderante contro l’unificazione addotta da parte del lato greco è stata che il programma di Annan non prevedeva né il ritorno di tutti i rifugiati greco-ciprioti nelle loro case, né il rinvio in Turchia di tutti i coloni turchi, né il ritiro di tutte le truppe turche di occupazione, né la smilitarizzazione dell’isola. Nel valutare il risultato è interessante notare che mentre ai coloni turchi è stato permesso di votare, i rifugiati che erano fuggiti da Cipro non hanno avuto diritto di votare in un referendum che infine avrebbe determinato il loro futuro. Nel maggio 2004, Cipro è entrata nell’UE, anche se in pratica ciò si applica soltanto alla parte sud dell’isola.
Ad oggi, la situazione è in stallo e gli equilibri politici interni sono sempre delicati. L’ONU continua a lasciare sull’isola forza militare di mantenimento della pace, i militari presidiano stabilmente la “Linea Verde”, ovvero quell’area di circa 350 km2 che divide il nord turco e il sud greco, tagliando in due anche la capitale Nicosia. Tuttavia, dall’aprile del 2003 è possibile attraversare questa linea di separazione e nel 2008 è stato aperto il primo passaggio nel centro storico della capitale, in Ledra Street.
Un aspetto davvero importante riguardo la questione cipriota è la disomogeneità che caratterizza le due parti in cui l’isola si trova ad essere divisa.
Dopo la crisi degli anni ‘60, seguita alla secessione turca, l’economia cipriota ha vissuto un periodo di forte espansione, soprattutto nella parte greco-cipriota, grazie in primis al settore del turismo.
Tuttavia, la ricchezza non si è distribuita in modo omogeneo: la vita nella parte greca dell’isola risulta essere molto più agevole e vantaggiosa, rispetto a quanto accade invece nella parte nord (ad esempio i greco–ciprioti hanno un reddito pro capite annuo pari a 13.500 $ contro i 3.300 $ dei turco-ciprioti).
Un altro aspetto importante è il fatto che secondo i greco-ciprioti, il regime turco, nell’area occupata, sta deliberatamente e metodicamente sradicando ogni traccia dei 9.000 anni di cultura. Tanto per fare alcuni esempi, tutti i nomi greci delle località sono stati sostituiti con nomi turchi e le chiese, i monumenti, i cimiteri sono stati distrutti o dissacrati.
Come se non bastasse è in corso la costruzione di una barriera fisica atta a fermare i migranti siriani e afgani che si spostano dal nord dell’isola verso il sud (come si legge qui). Questo inasprisce ancora di più i rapporti tra le due fazioni, in un contesto che negli ultimi anni ha visto l’Europa esternalizzare i propri confini tramite diversi accordi con paesi come Libia e Turchia.
Dopo aver analizzato l’importante situazione ancora in corso che si trova dietro quest’isola, fatta di predominanze e conflitti riportiamo le parole del Papa, il quale guarda in alto alla ricerca della “migliore politica”, invitando a lavorare per il bene comune di ogni membro presente sulla terra, senza privilegi o esclusioni.
Nel paragrafo 154 dell’Enciclica “Fratelli tutti” spiega:
“Per rendere possibile lo sviluppo della comunità mondiale […] è necessaria la migliore politica posta al servizio del vero bene comune. […] Dio ha dato la Terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno […] la società mondiale non è il risultato della somma dei vari paesi, ma piuttosto è la comunione stessa che esiste tra essi, è la reciproca inclusione”.
La storia di Cipro ci racconta di una terra sempre in balia delle potenze continentali, e di un popolo che si trova ad essere oggetto di contese che lo deprivano di una vera identità, e della possibilità di essere padrone di sé stesso.