Meno arrivi dalla Libia ma crescono la rotta algerina e tunisina
Il blocco delle partenze di migranti diretti in Italia dalla costa libica ha avuto come effetto quello di spingere queste persone a individuare soluzioni alternative per raggiungere l’Europa. La scelta, stando a quello che emerge dai numeri, è caduta su Algeria, Tunisia e in parte anche sulla Turchia. Destinazione, nei primi due casi: le spiagge della Sardegna e della Sicilia. A raccontare questa storia sono i dati raccolti dall’Unhcr (United Nations High Commissioner for Refugees). L’Agenzia Onu per i rifugiati ha monitorato gli arrivi fino al 6 settembre, dimostrando che il numero delle persone che hanno attraversato il Mediterraneo dalla Libia all’Italia è fortemente calato.
A luglio circa 11mila persone, salpate dalla Libia, hanno raggiunto le nostre coste. Ad agosto poco più di 2mila, il numero più basso degli ultimi quattro anni per lo stesso periodo di riferimento. Questa diminuzione è stata tuttavia accompagnata da un aumento degli arrivi da due paesi del Nord Africa. Il primo è l’Algeria: ad agosto 153 persone hanno puntato su questo paese per raggiungere l’Italia (a luglio nessuno). Segno più anche per la rotta che unisce la Tunisia con il nostro Paese: 166 persone a luglio; 366 ad agosto. I migranti hanno guardato anche alla Turchia: a luglio sono giunte in 314 da quel paese (ad agosto sono diventati 430). Segno meno – anche se non riguarda la Penisola italiana – per un’altra rotta di migrazione, quella che da Algeria e Marocco raggiunge la Spagna: 2.657 persone a luglio, 1.518 ad agosto. La maggior parte degli arrivi in Europa lungo la rotta del Mediterraneo, spiega inoltre il rapporto dell’agenzia Onu, sono costituti da persone di nazionalità siriana, marocchina e nigeriana.
“Nei mesi scorsi la rotta via mare verso la Grecia ha guadagnato popolarità, gli arrivi via mare in Italia sono diminuiti e abbiamo assistito ad una crescente diversificazione dei viaggi intrapresi da migranti e rifugiati per raggiungere l’Europa”, riferisce Pascale Moreau, direttrice dell’Ufficio per l’Europa dell’Unhcr. Circa l’80 per cento degli arrivi via mare in Grecia sono costituiti da siriani, iracheni e afghani, di questi due terzi sono donne e bambini. Parallelamente, la Spagna ha visto un aumento del 90 per cento degli arrivi via terra e via mare nel terzo quadrimestre del 2017, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La maggior parte di questi – 7.700 persone – arriva da Marocco, Costa d’Avorio e Guinea, ma gli arrivi via terra sono costituiti per la maggior parte da siriani.
Il rapporto evidenzia inoltre la ripresa, nel corso dell’estate, degli arrivi in Romania dalla Turchia, attraverso il Mar Nero (per la prima volta dal febbraio del 2015) così come un massiccio incremento degli arrivi a Cipro da inizio anno. “Nonostante la riduzione degli arrivi attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, migliaia di persone continuano ad intraprendere viaggi disperati verso l’Europa”, spiega ancora Moreau, che ha sottolineato con profonda preoccupazione che al 20 novembre quasi 3.000 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare e altre 57 via terra o ai confini europei nel 2017. I numeri effettivi potrebbero essere più alti, ha aggiunto.
Il rapporto sottolinea inoltre la difficile situazione che vivono molte donne e ragazze vittime di tratta e quella di 15.200 minori non accompagnati e separati che sono arrivati in Europa quest’anno. E mostra poi che i movimenti di persone che cercano di oltrepassare i confini terrestri continuano anche negli ultimi tre mesi, nonostante i respingimenti ad opera di alcuni Paesi. Queste pratiche dovrebbero essere investigate ed eliminate, si legge nel rapporto.
“L’Unhcr continua a chiedere maggiore accesso a vie legali e sicure, quali il ricongiungimento familiare e il reinsediamento in Europa. È importante anche assicurare che le persone abbiano accesso alle procedure di asilo nei paesi europei”, ha detto Moreau. “Siamo estremamente grati per i contributi finora effettuati dagli Stati, tuttavia serve ancora molto per soddisfare la richiesta di 40.000 posti di reinsediamento effettuata lo scorso settembre per i rifugiati che si trovano in 15 paesi prioritari lungo la rotta del Mediterraneo centrale”, ha concluso.
(Unhcr.Swissinfo,Ansa)