Israele annuncia la ripresa della colonizzazione a Gerusalemme Est, la parte della città che era stata occupata ne 1967 e in seguito annessa nel 1980, il 22 Gennaio è stato approvato definitivamente il progetto per la realizzazione di 566 nuovi alloggi nei quartieri di Pisgat Zeev, Ramot e Ramat Shlomo.
Colpisce il fatto che l’autorizzazione all’ampliamento e alla costruzione degli insediamenti a Gerusalemme Est sia arrivata nonostante l’approvazione il 23 Dicembre scorso della risoluzione n° 2334 da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che dichiarava illegali la costruzione e l’ampliamento degli insediamenti israeliani , mentre non sorprende che il progetto abbia ricevuto il via libera a due giorni dall’isediamento del neo presidente statunitense Donald Trump alla casa bianca dopo che era stato bloccato su richiesta di Benjamin Netanyahu proprio per attendere la fine del mandato di Barack Obama. Appare chiaro che i leader israeliani si sentono in qualche modo rassicurati dal nuovo presidente USA che non ha mai nascosto le sue simpatie per Israele (si era infatti detto favorevole a spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme) Nir Barkat, sindaco di Gerusalemme ed esponente del Likud (il partito di Netanyahu), ha dichiarato che dopo “otto anni difficili caratterizzati dalle pressioni dell’amministrazione Obama” la costruzione delle colonie sarebbe stata libera proseguire.
La questione di insediamenti israeliani all’interno del territorio palestinese è sempre stata vista come il principale ostacolo alla pace e all’attuazione della soluzione a due stati da parte dell’Autorità nazionale palestinese che ha sempre denunciato le attività di incoraggiamento alla colonizzazione che lo stato di Israele ha portato avanti dal 1970 ad oggi mentre da parte dello stato israeliano (in particolare durante il mandato di Netanyahu) il principale ostacolo alla pace sarebbe da riconoscere nell’incapacità da parte dei palestinesi di riconoscere Israele come stato ebraico piuttosto che nelle colonie.