Abdelaziz Bouteflika ha 80 anni ed è a capo dell’Algeria dal 1999, nonostante i vari problemi di salute riscontrati negli ultimi anni, tra cui due ictus.
Il presidente ad oggi è al suo quarto mandato, dopo una serie di modifiche costituzionali che gli hanno permesso di ricandidarsi più volte.
Quando fu eletto la prima volta nel 1999, ricevette il 74% dei consensi, portando gli altri candidati a ritirarsi, denunciando sospetti brogli. Per ripristinare la pace, Bouteflika organizzò un referendum per testare il consenso tra i connazionali, vincendo con l’81% dei voti: anche questo dato però fu contestato dagli avversari.
Nel corso dei suoi mandati ha contribuito alla ripresa economica del Paese, e da un punto di vista di politica estera ha appoggiato vari processi di pace tra i vari Paesi africani.
Una delle principali problematiche del Paese, però, non fu risolta ma soltanto repressa e non più ascoltata: la popolazione berbera della regione Cabilia.
È da sottolineare che l’Algeria non riconosce le regioni come entità amministrative, ma soltanto le province, e il territorio della Cabilia è frazionato in diverse province.
Bouteflika, durante la sua prima campagna elettorale nel 1999, dopo esser stato malamente ricevuto dalla popolazione della Cabilia, dichiarò che la lingua e la cultura berbera non sarebbero mai state rese ufficiali in Algeria, in risposta anche alle cause che scatenarono le rivolte della cosiddetta Primavera berbera del 1980 a Cabilia e ad Algeri.
Nel 2001, un giovane attivista cabilo, Massinissa Guermah, fu arrestato senza motivo e accidentalmente ucciso in una caserma della gendarmeria: tale evento provocò vari disordini in Cabilia che continuarono per mesi, nel corso dei quali si ebbero numerosi scontri tra giovani che manifestavano contro le ingiustizie e le forze di polizia algerina. Tutti questi avvenimenti sono oggi noti come la Primavera nera, a ricordo delle rivolte avvenute 20 anni prima. Centinaia sono le vittime registrate durante le varie manifestazioni, raggiungendo anche l’attenzione di molti Paesi europei.
Uno degli eventi centrali fu la marcia che portò oltre un milione di Cabili nella capitale Algeri, in cui la polizia attaccò il corteo dichiarando i Cabili degli invasori. Da allora ogni tipo di manifestazione ad Algeri è stata proibita.
Nel tentativo di ristabilire l’ordine, il presidente concesse alcune delle rivendicazioni dei Cabili, tra cui il ritiro dei gendarmi e il riconoscimento della lingua berbera come nazionale ma non ufficiale.
Nel 2004 Bouteflika fu rieletto con l’85% dei consensi, suscitando anche stavolta dubbi sulla regolarità delle votazioni. In questo secondo mandato tentò di terminare la guerra civile sia da un punto di vista politico che giudiziario.
Verso la fine del 2005 fu ricoverato per la prima volta in Francia, e nuovamente nella primavera del 2006. Ciononostante, nel 2008 la costituzione algerina fu modificata, in modo da permettere al presidente in carica di ricandidarsi indefinitamente e di aumentarne i poteri.
Nel 2007 fallì un attentato nei confronti del presidente a Batna.
Si giunge così al terzo mandato del 2009, possibile solo grazie alle modifiche costituzionali: in tali elezioni ricevette il 90,24% dei consensi, nonostante i vari boicottaggi dei partiti di opposizione.
Durante le manifestazioni della Primavera araba del 2010-2012 ci furono alcune proteste contro il regime, richiedendo le dimissioni di Bouteflika dopo 19 anni di governo, ma egli rifiutò.
Nel 2013 fu ricoverato nuovamente a Parigi, in seguito ad un ictus, a cui poi seguì il secondo a pochi mesi di distanza.
Dopo l’ennesima modifica costituzionale, che gli permette di correre per un quarto mandato, Abdelaziz Bouteflika si ricandida nel 2014 nonostante i problemi di salute e viene eletto con l’81% dei voti. Anche in questo caso sono state mosse accuse di frodi elettorali.
Nel 2015 il presidente è poi sparito dalla scena politica, facendo pensare ad un colpo di stato “soft”: neanche i suoi consiglieri più vicini e i suoi alleati avevano più modo di incontrarlo e parlarci, non potendo così neanche verificare che fosse ancora lui a prendere le decisioni.
Infatti, negli ultimi anni la presidenza algerina aveva preso alcune decisioni che a molti non sono sembrate compatibili con le linee politiche di Bouteflika: il licenziamento di vari membri dell’intelligence, l’arresto di vari generali e l’approvazione di alcune leggi che stabiliscono severe pene per i giornalisti che disturbano “la morale della nazione”.
Inoltre, gli avvenimenti degli ultimi anni in Algeria hanno preoccupato anche altri governi del Nord Africa e alcuni stati occidentali, soprattutto perché l’Algeria, oltre ad avere importanti risorse petrolifere, viene considerato un paese stabile ed importante nella lotta contro il jihadismo.
Pertanto, l’8 febbraio 2016 è stata nuovamente modificata la Costituzione, per reintrodurre il limite di due mandati consecutivi per la massima carica dello stato, come promesso durante le rivoluzioni del 2011.