Marocco

Crisi idrica, anche il Marocco è a rischio

World Resources Institute (WRI) sta monitorando le riserve idriche dei più importanti bacini a livello mondiale grazie ad un sistema satellitare sviluppato per prevenire nuove allerte di siccità come quelle attuali presenti a Città del Capo in Sud Africa. Città del Capo ha recentemente conquistato titoli a livello mondiale lanciando un conto alla rovescia per il “dayzero”, ovvero il giorno in cui, a causa della estenuante siccità degli ultimi tre anni, i rubinetti saranno chiusi per tutti i cittadini, che potranno usufruire di soli 25 litri di acqua al giorno presso dei punti si distribuzione. Attualmente il “dayzero” si sta protraendo aspettando la stagione delle piogge, mentre i cittadini sono obbligati ad un ridotto consumo giornaliero di acqua.

L’organizzazione ambientale con sede negli Stati Uniti sta collaborando con l’istituto Deltares, il governo olandese e altri partner per costruire un sistema di allarme rapido per la sicurezza dell’acqua che miri ad anticipare la conseguente instabilità sociale, i danni economici e la relativa migrazione transfrontaliera.

Secondo i dati raccolti dai satelliti il declino più elevato è quello del secondo giacimento idrico più grande del Marocco, Al Massira, che si è ridotto del 60% in tre anni a causa della ricorrente siccità, dell’irrigazione in espansione e della crescente sete di città vicine come Casablanca. Nonostante le recenti piogge, il WRI ha dichiarato che l’acqua è al livello più basso nell’ultimo decennio. L’ultima volta che la diga è stata così esaurita, la produzione di grano è diminuita della metà e più di 700.000 persone ne sono state colpite. Inoltre la richiesta su questa fonte d’acqua crescerà ancora quest’anno, quando un nuovo progetto di trasferimento dell’acqua lo collegherà alla città di Marrakech.

Come il Marocco anche India, Spagna e Iraq vedono i loro più grandi giacimenti esaurirsi. In Iraq la diga di Mosul ha visto un declino più lento, ma ora scende anche del 60% dal picco degli anni ’90 a causa delle scarse precipitazioni e dei progetti idroelettrici turchi a monte del Tigri e dell’Eufrate. Le tensioni sono state evidenti anche in India per le assegnazioni di acqua per due bacini idrici collegati dal fiume Narmada. Le scarse piogge dello scorso anno hanno lasciato la diga a monte Indira Sagar un terzo inferiore alla media stagionale. Quando una parte di questa carenza è stata trasferita al giacimento a valle di Sardar Sarovar, ha causato un putiferio perché quest’ultima è una riserva acqua per 30 milioni di persone. Il mese scorso, il governo dello stato del Gujarat ha fermato l’irrigazione e ha invitato i contadini a non seminare colture. I rischi sociali sono più bassi nei paesi industrializzati che sono meno dipendenti dall’agricoltura e più resilienti dal punto di vista economico. La Spagna, poi, ha subito una grave siccità che ha contribuito a ridurre del 60% la superficie della diga di Buendia negli ultimi cinque anni. Ciò ha colpito la produzione di energia idroelettrica e ha spinto verso l’alto i prezzi dell’elettricità, ma gli effetti a catena sull’agricoltura sono limitati dal contributo relativamente piccolo – 3% – dell’agricoltura al PIL della nazione. Tutte e quattro le dighe si trovano a metà delle latitudini, le bande geografiche su entrambi i lati dei tropici, dove si prevede che i cambiamenti climatici renderanno la siccità più frequente e protratta. Con la scansione di più bacini nei prossimi mesi e anni, il WRI si aspetta che emergano più casi. Gennadii Donchyts, ricercatore senior di Deltares, ha affermato che il servizio di monitoraggio delle riserve continuerà a crescere di dimensioni man mano che le informazioni verranno aggiunte dai satelliti della NASA e dell’Agenzia spaziale europea che forniscono risoluzioni da 10 a 30 metri su base giornaliera.

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