La riforma Costituzionale, approvata dai tre quinti del parlamento turco e oggetto del referendum del 16 aprile in Turchia aumenta notevolmente i poteri del Presidente della Repubblica e restringe quelli del Parlamento. Con la vittoria del sì, il presidente in carica, Recep Tayyip Erdoğan, esce notevolmente rafforzato e potrà, in teoria, continuare a rimanere al potere fino al 2029. L’esecutivo sarà totalmente concentrato nelle mani del presidente e sparirà la figura del premier. Per gli avversari il nuovo sistema non avrà alcun contrappeso, aprendo la strada a un regime autocratico.
Capo dello Stato: sarà eletto direttamente dal popolo, come sancito dal referendum costituzionale del settembre 2010; e acquisisce tutti i poteri esecutivi fino ad oggi attribuiti al premier. Il nuovo capo dello Stato avrà l’autorità per proporre leggi e rimettere al Parlamento disegni di legge chiedendone la revisione e, qualora sorgano dubbi di costituzionalità, chiedere la pronuncia da parte della Corte Costituzionale. Il presidente della Repubblica acquisisce la funzione di nomina e destituzione di vicepresidenti, ministri e funzionari governativi, ma soprattutto il potere di emettere decreti legislativi su argomenti normalmente di competenza del governo, con l’esclusione di materie relative a libertà fondamentali e diritti civili e politici. Il presidente potrà mantenere il legame con il proprio partito di provenienza, nel caso di Erdoğan il partito della Giustizia e Sviluppo (Akp), legame che attualmente deve essere troncato a favore di un giuramento di totale imparzialità. In caso di stato di emergenza, il presidente della Repubblica potrà anche proporre la sospensione o la limitazione di diritti civili e libertà fondamentali.
Parlamento: viene ridimensionato il ruolo di controllo che il Parlamento esercita su governo e presidente, potrà solo richiedere informazioni, indire riunioni per discutere le azioni dell’esecutivo e del capo dello Stato, potrà sollecitare risposte da parte dei singoli ministri con domande poste per iscritto. Viene abolita la mozione di sfiducia del Parlamento nei confronti di presidente ed esecutivo. Se il referendum dovesse confermare la riforma, Erdoğan avrebbe buone chance di diventare il politico più longevo della storia della Turchia superando anche il padre della patria Mustafa Kemal Atatürk. L’entrata in vigore della nuova costituzione nel 2019 azzererà il primo mandato del presidente consentendogli di restare in sella fino al 2029. Orizzonte esteso al 2034 in caso di scioglimento anticipato del Parlamento.