Libia

Russia, Italia e Libia: un ménage à trois scomodo

Più volte anche la nostra cronologia ha evidenziato come siano soprattutto due gli Stati occidentali a contendersi le simpatie della Libia: l’Italia e la Russia.

Fin dagli anni immediatamente successivi alla decolonizzazione l’Italia ha sempre mantenuto relazioni diplomatiche stabili (anche se spesso conflittuali) con la Libia col duplice fine di tutelare forti interessi nazionali: economici, come le ingenti operazioni di estrazione di petrolio a cura dell’ENI ma anche di lotta al terrorismo ed all’estremismo e più in generale di ricerca di stabilità nel Mediterraneo.

Similmente i rapporti Russia-Libia affondano le loro radici nei primi anni ’70, quando, ai tempi della Guerra Fredda, Gheddafi chiese aiuto alla Russia per proteggersi da eventuali ingerenze americane: i due paesi erano già legati economicamente dall’importazione libica di armi russe ma questa richiesta fece giungere nel paese migliaia di ingegneri, istruttori militari russi ed 11 mila soldati.

Con la caduta di Gheddafi comincia a mutare lo scenario d’azione: l’Italia cerca (e riveste) un ruolo centrale nella stesura dei primi piani ONU per la risoluzione del conflitto, è uno dei primi paesi occidentali a schierarsi a favore del Primo Ministro al-Sarraj (Capo del Governo internazionalmente riconosciuto e legittimato, ma che ha scarso controllo del territorio nazionale), ed è il primo stato a riaprire l’ambasciata a Tripoli dalla caduta del Raìs; la Russia invece si muove più cautamente: dopo essere stato rassicurato sull’effettivo rispetto degli accordi stipulati col dittatore caduto, Putin comincia a sostenere apertamente il parlamento di Tobruk (nell’est del paese, e che adesso sostiene il Generale Haftar).

In particolare l’appoggio ad Haftar ha visto un sostanziale incremento dal 2016 ad oggi: a Gennaio il generale libico è stato in visita a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri Lavrov ed a Novembre è stato ospite su una portaerei russa dove ha avuto una videoconferenza col ministro russo della Difesa e diverse settimane dopo la Russia si è fatta carico delle spese mediche per alcuni uomini di Haftar rimasti feriti in battaglia, ma si sospetta che il coinvolgimento russo sia più profondo.

Il 13 Marzo infatti la Reuters ha pubblicato un articolo (trovate il link nella cronologia, accanto all’articolo) nel quale sostiene che decine di contractors (mercenari) privati provenienti dalla Russia sono stati attivi in Libia tra le forze di Haftar a fine Febbraio; sempre la Reuters sostiene che sia difficile che siano arrivati in Libia senza l’approvazione del governo russo.

Come in ogni vicenda gli interessi sono molteplici:

  • Economici, soprattutto legati al mercato del petrolio (nell’ultimo mese Rosneft, la principale compagnia petrolifera russa ha firmato diversi accordi con la National Oil Corporation, la principale compagnia petrolifera libica, anche se non sono accordi così rilevanti, data la complicata situazione interna della Libia) e delle armi (Rosoboronexport, l’agenzia statale russa che si occupa della vendita di armi all’estero firmò con Gheddafi contratti per diversi miliardi di dollari, contratti che però a quanto pare il governo di al-Sarraj non sarebbe intenzionato a rinnovare)
  • Geopolitici, come abbiamo già visto in Ucraina ed in Siria la Russia sta cercando un nuovo ruolo da protagonista sullo scenario internazionale, e la Libia può essere una partita interessante da giocare

Al momento l’Italia sembra aver scommesso sul cavallo sbagliato (legittimo, ma sbagliato): la faccenda è comunque destinata a mutare rapidamente, sia perché lo scenario politico in cui si svolge è largamente instabile, sia perché le forze politiche italiane sono fortemente in disaccordo sulla linea da seguire nelle relazioni con la Libia, sia perché ormai Haftar è diventato un elemento indispensabile alla risoluzione della crisi libica.

Insomma, la partita è aperta e si gioca a tutto campo.

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