Tunisia

DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE FINO AD OGGI

Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, la Tunisia fu utilizzata come base dai tedeschi nei combattimenti contro gli Alleati in Algeria: il Paese fu teatro di un’aspra battaglia . Nell’aprile dello stesso anno Burghiba fu nominato primo ministro. Nel luglio 1957 l’Assemblea Nazionale depose il bey, abrogò la monarchia e proclamò Habib Burghiba presidente. Il 1° giugno del 1959 venne promulgata la nuova Costituzione e più volte modificata (1988, 1999 e 2002). In base alla Costituzione, il Presidente della Repubblica, che è anche Capo dello stato, è eletto a suffragio diretto con mandato di 5 anni ed è più volte rieleggibile, egli nomina il Primo ministro e i membri del governo. Il potere legislativo è affidato alla Camera dei deputati e alla Camera dei consiglieri (quest’ultima è stata istituita in seguito alla riforma approvata tramite referendum nel 2002). Dal 1959 fino al 1987 la Tunisia ha vissuto sotto la tutela di Burghiba, il quale nel 1974 si fece proclamare presidente a vita, designando Hedi Nouira come suo successore. Nel 1978 nella impalcatura politica tunisina apparvero le prime crepe: dopo violenti incidenti di piazza il governo fece arrestare il leader sindacale Habib Achour, capo dell’Unione Generale dei Lavoratori Tunisini (UGL Tunisia). Nel 1980, l’ormai impopolare Nouira venne sostituito come primo ministro e successore di Burghiba da Mohamed Mzali (1925-2010). Nel novembre 1987, il primo ministro Zin al-Abdin Ben Ali depose Burghiba, dichiarandolo incapace di governare per le precarie condizioni di salute, e assunse la presidenza della Repubblica.  Smantellate alcune delle preesistenti strutture statali, con trasformazione del Destour in Raggruppamento Costituzionale Democratico (febbraio 1988), e fatte formali concessioni a una certa liberalizzazione, nell’aprile 1989 Ben Ali veniva quindi confermato con le elezioni alla presidenza della Repubblica. Anche le presidenziali del marzo 1994 videro una vittoria plebiscitaria (99,9% dei voti) di Ben Ali. Malgrado la volontà di democratizzazione del Paese, il nuovo governo, bloccato dalle contraddizioni della società tunisina, manifestò comunque un autoritarismo non molto dissimile da quello del precedente regime, fino a promuovere, nel 1992, una legge assai restrittiva sui diritti d’associazione. Nel frattempo i rapporti internazionali videro un andamento incerto delle relazioni con gli Stati Uniti (peggiorate durante la guerra del Golfo) e soprattutto il miglioramento di quelle con i Paesi vicini. Le elezioni dell’ottobre 1999, le prime multipartitiche, riconfermarono, con larghissimo consenso, il presidente Ben Ali per un terzo mandato. Riconfermato nel 2004 e nel 2009, Ben Alì impose progressivamente un regime autoritario, che divenne oggetto di violente contestazioni a partire dal gennaio del 2011, nel contesto della cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini”. Inizialmente suscitate dalle gravi condizioni economiche del paese, le proteste assunsero presto carattere politico. Dopo una prima fase duramente repressiva, Ben Alì allontanò il ministro degli interni, Rafik Belhaj Kacem, e annunciò l’istituzione di una commissione investigativa. A fronte della continuazione delle proteste e della decisione da parte dell’esercito di schierarsi dalla parte dei manifestanti, Ben Alì lasciò infine il potere nelle mani di un governo provvisorio composto perlopiù da esponenti dell’ex regime e guidato da Mohamed Ghannouci. A causa delle contestazioni, quest’ultimo fu però costretto a dimettersi. La carica di primo ministro del governo provvisorio passò quindi a Beji Caid Sebsi, ex ministro degli esteri sotto Burghiba, che sciolse la polizia segreta e guidò il paese nei suoi primi passi verso la transizione democratica.
Il primo voto parlamentare libero si è concluso con un successo dei Fratelli Musulmani, che in Tunisia si chiamano Ennhada, ha generato lo scontro inizialmente sotto tono tra forze secolari e forze religiose, i primi attacchi dei risvegliatisi salafiti e di altri gruppi anche più radicali contro i locali troppo occidentali. Il 2013, l’anno della caccia del presidente egiziano Morsi da parte dell’esercito, è stato per la Tunisia un anno di trincea: gli omicidi politici dei leader di sinistra Mohamed Berhami e Belaid  , il muro contro muro tra un paese ormai spaccato, i tentativi di mediazione del presidente Marzouki (uno storico oppositore di Ben Ali che però ormai i laici accusano di connivenza con Ennhada, che ha espresso il premier Jebali).

Le elezioni legislative, per l’attribuzione dei 217 seggi previsti per l’Assemblea del Popolo (il Parlamento tunisino), si sono tenute senza incidenti e contestazioni in Tunisia il 26 ottobre 2014. La propaganda elettorale ha avuto inizio dal 4 ottobre 2014.  Esse costituivano le prime elezioni,  giudicate a livello internazionale sostanzialmente rispettose delle tradizioni democratiche parlamentari e realmente multipartitiche.

Le prime libere elezioni presidenziali  dopo l’indipendenza della Tunisia, tenutesi in due turni il 23 novembre e il 21 dicembre 2014, hanno dato la vittoria a Beji Caid Essebssi .

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