Marocco

COP22 – Marrakech

Dal 7 al 18 novembre 2016 si è tenuta a Marrakech la 22° Conferenza delle Parti (COP22) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, a cui hanno partecipato 196 delegazioni degli Stati membri.

In apertura dei lavori, il re del Marocco Muhammad VI ha esortato i delegati a «tradurre i loro impegni in azioni», aggiungendo che «la posta in gioco è l’esistenza dell’uomo». Come è noto, la rivoluzione energetica è in corso ed è ormai inarrestabile; la domanda che viene posta quindi, mentre il 2016 si avvia a divenire l’anno più caldo di sempre, è se faremo in tempo ad evitare le conseguenze peggiori.

Nel suo intervento, il segretario generale dell’Onu ha assicurato che «il cammino intrapreso non si può più fermare». L’accordo di Parigi ha avuto, infatti, il più alto numero di sottoscrizioni di ogni trattato sul tema, con 109 firme.
Gli aspetti più rilevanti che emergono da Marrakech sono l’unione d’intenti nel non voler arretrare rispetto a quanto stabilito dall’Accordo di Parigi e la grande determinazione mostrata dai giovani nel volersi rendere protagonisti dell’implementazione dell’Accordo attraverso proposte concrete, dall’equità intergenerazionale all’educazione, mantenendo alta la pressione sui Paesi.

Ben 48 Paesi hanno annunciato nel Climate Vulnerable Forum il proprio impegno ad aggiornare i propri NDCs (Nationally Determined Contributions) entro il 2020 fissando il target per il raggiungimento del 100% di energia rinnovabile il prima possibile.

Inoltre alcuni Stati hanno già iniziato a presentare le proprie Strategie di decarbonizzazione per il 2050: tra questi anche gli Stati Uniti, con un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra dell’80% rispetto al 2005.
A contribuire verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi non sono solo gli Stati: il portale NAZCA, per l’azione per il clima, registra ad oggi oltre 12.000 azioni previste da città di 118 Paesi, 221 regioni, 2.138 aziende.

Se Parigi è stata la Conferenza dell’Accordo, Marrakech è stata la Conferenza dell’assimilazione dell’Accordo. L’Accordo è infatti entrato in vigore in tempi record (meno di 1 anno, mentre per il Protocollo di Kyoto si erano dovuti attendere quasi 8 anni).

Questi i principali risultati del negoziato:

  • Nella Decisione finale della COP22 si indica nella COP24 del 2018 il termine entro cui le entità operative, i corpi sussidiari e le piattaforme negoziali dell’UNFCCC dovranno presentare alla COP il work programme con gli elementi per l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Contestualmente è stato annunciato che proprio la COP24 si svolgerà in Polonia, cosa che lascia qualche timore viste le posizioni storicamente ostruzioniste del Paese rispetto ai tagli alle emissioni.
  • Altri undici altri stati hanno ratificato l’accordo sul clima di Parigi, tra cui Australia, Giappone, Italia, Malesia, Pakistan e Regno Unito.
  • La presentazione da parte di diversi paesi (tra cui Canada, Germania, Messico e Stati Uniti) del loro piano strategico per ottenere la rete a zero emissioni nel 2050, che implica di non emettere più gas con effetto serra in atmosfera oltre a quello che si possa compensare: questo strumento darà il via alla neutralità carbone consigliato dall’accordo di Parigi sul clima; senza l’adozione di essa, l’obbiettivo di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi entro il 2100 sarebbe una missione impossibile. Quindici altri Stati, tra cui la Francia, si stanno preparando a sviluppare il loro piano.
  • Dal punto di vista finanziario, si è deciso che l’Adaptation Fund agirà all’interno dell’Accordo di Parigi e che sempre maggiore attenzione debba essere dedicata alla mobilitazione di fondi per l’adattamento; inoltre, il Green Climate Fund ha approvato lo stanziamento di 1,170 miliardi per la realizzazione di 27 progetti e programmi in 39 Paesi.
  • Inoltre, i paesi più ricchi si sono impegnati finanziare il Fondo di adattamento istituito nel quadro del protocollo di Kyoto con 83 milioni di dollari (di cui 50 milioni concessi dalla Germania).
  • I capi del Fondo verde per il clima istitutito dalla conferenza di Copenhagen (COP 2009) hanno annunciato l’approvazione dei primi due piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo (Liberia e Nepal); il fondo è pronto ad erogare 2,5 miliardi di dollari per i progetti.
  • Slitta al 2019 la redazione di un technical paper che individui le possibili fonti di finanziamento e le modalità operative per il Loss & Damage, il meccanismo che permetterà di valutare li danni e le perdite e compensare innanzitutto i Paesi più poveri e vulnerabili agli impatti ormai non evitabili provocati dai cambiamenti climatici.
  • Ancora non riesce purtroppo a decollare l’azione pre-2020: l’emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto, approvato nel 2012 per il secondo periodo d’impegno all’interno del Protocollo, non ha ancora raggiunto le soglie di ratifica necessarie per l’entrata in vigore.

Infine, a margine della COP22, il 16 novembre 2016 è stato organizzato un vertice internazionale con una trentina di capi stato africani, per concentrarsi sui negoziati sul clima nel continente africano, che è il più minacciato dal riscaldamento globale .

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