Per vari secoli, il popolo Saharawi è stato una tribù nomade che viveva nel deserto del Sahara. Erano liberi di spostarti attraverso il deserto, cercando i territori migliori per il loro bestiame e per poter vivere.
Nel 1885, nella Conferenza di Berlino, l’Europa divise il continente africano assegnando a ciascun Paese europeo la propria parte di territorio, e la Spagna prese la parte oggi conosciuta come Sahara Occidentale.
L’Africa fu suddivisa con confini provvisori, che andarono ad influire fortemente nello stile di vita di quelle tribù fino a quel momento state libere di spostarti attraverso il deserto. Queste tribù nomadi, quindi, si ritrovarono chiuse in confini artificiali e controllate dai poteri coloniali. La Spagna, come tutte le altre potenze coloniali, cominciò ad usufruire delle risorse naturali locali, e nel 1963 scoprì la più grande riserva di fosfato del mondo: tale avvenimento segnò profondamente il futuro del popolo Saharawi.
Per decenni, i Saharawi convissero pacificamente con i coloni spagnoli e le loro regole; ,a intorno agli anni ’70 si crearono in tutta l’Africa vari movimenti nazionalisti: così facendo, i Saharawi iniziano a pensare che il Sahara Occidentale era la loro terra, la loro nazione.
L’Onu fu così coinvolta nel processo di decolonizzazione di tutti i Paesi africani: la Spagna fu obbligata a lasciare il Sahara Occidentale e iniziare i negoziati di indipendenza con i Saharawi. Fu in quel momento che il re del Marocco, Hassan II, rivendicò il territorio del Sahara Occidentale, dichiarando che era e sarebbe sempre stato parte del Marocco.
Nel 1961, Hassan II cominciò a dichiarare che quei territori erano stati governati da antiche dinastie marocchine. Solo un anno dopo, anche la Mauritania cominciò a dichiarare che tali territori precoloniali fossero stati parte del suo Paese.
Nel 1973 fu creato il Fronte Polisario, per porre fine alle regole coloniali spagnole nel Sahara Occidentale: era un movimento di liberazione nazionale, che combatteva per l’indipendenza del Sahara Occidentale come Repubblica Democratica Araba Saharawi.
Gli Stati Uniti e la Francia iniziarono a far pressione sulla Spagna, in quel momento debole, per evitare una guerra contro il Marocco per un territorio che prima o poi avrebbe comunque abbandonato. Ad oggi, è possibile affermare che il Sahara Occidentale era soltanto un altro pedone nelle scacchiera mondiale, su cui era in corso la guerra fredda tra Stati Uniti e URSS. Quando finì la guerra fredda, gli Stati Uniti decisero che la guerra nel Sahara Occidentale sarebbe dovuta finire quanto prima. Così, nel 1991 entrambe le parti approvarono un Piano di Pace organizzato dall’ONU con un’unica condizione: che fosse effettuato un referendum con cui i Saharawi avrebbero deciso il futuro del Sahara Occidentale. Inoltre, la Corte Internazionale di Giustizia dichiarò che sia il Marocco che la Mauritania avevano storici legami con la regione del Sahara Occidentale, ma niente che implicasse alcuna legale sovranità. Pertanto il referendum proseguì la sua preparazione come previsto. Ma soltanto poche ore dopo le dichiarazioni della Corte, il re del Marocco Hassan II annunciò e iniziò ad organizzare la cosiddetta Marcia Verde, in cui 300000 marocchini, Questo fu fatto anche per far pressione alla Spagna e poterne acquisire la sovranità sul territorio. Durante la marcia, la popolazione marocchina non incontrò resistenze da parte dell’esercito spagnolo, ma soltanto dai militanti del Fronte Polisario.
Sotto la pressione del Marocco, la Spagna cercò di dialogare sia col Marocco che con la Mauritania, giungendo al cosiddetto Accordo di Madrid con cui la Spagna cedette l’amministrazione dei territori del Sahara Occidentale, ma non rinunciò mai alla sua sovranità. Fu proprio nei territori lasciati dall’esercito spagnolo che iniziò la guerra tra il Marocco e il Fronte Polisario. Parte della popolazione Saharawi fuggì in Algeria, dove si stabilirono dei campi profughi per gli Saharawi nel deserto. Il resto rimase nei territori occupati sotto l’oppressione marocchina.
Nel 1976, intanto, tutte le truppe spagnole si ritirarono dal Sahara Occidentale, e il giorno seguente, esattamente il 27 Febbraio 1976, il Fronte Polisario proclamò la Repubblica Democratica Araba Saharawi come la loro terra.
Nel 1979 il Fronte Polisario e la Mauritania firmarono un trattato di pace, così che la Mauritania abbandonò tutte le richieste sul territorio: il Marocco quindi iniziò a reclamare anche i territori appena liberati dalla Mauritania.
L’Algeria, diretto alleato dell’URSS, armò il Fronte Polisario; Stati Uniti e Francia armarono il Marocco. Negli anni seguenti continuò la guerra, ma l’esercito del Marocco non riuscì a sconfiggere il Fronte Polisario.
Nel 1981 il Marocco, supportato da Stati Uniti e Francia, cominciò a costruire 2500Km continuativi di muro difensivo lungo il confine con l’Algeria, dividendo il territorio del Sahara in due parti: una controllata dal Marocco e una cosiddetta “Area libera” o “ Territori liberati”, controllati dal Fronte Polisario. Nel 1982 la Repubblica Democratica Araba Saharawi fu annessa nell’Organizzazione dell’Africa Unita, come il governo del Sahara Occidentale. In protesta a tale decisione, il Marocco uscì dall’Organizzazione.
Nel 1991, dopo 16 anni di guerra, il Marocco e il Fronte Polisario firmarono un accordo di cessate il fuoco, il cosiddetto MINURSO.
Sia nel 1992 che nel 1997 furono fatti dei tentativi per svolgere il referendum richiesto dall’ONU, ma in entrambi i casi ci furono dei disaccordi riguardante l’idoneità dei votanti. Infatti, il regime marocchino insegnò ai coloni il linguaggio Saharawi, i costumi e la cultura, per tentare di farli includere nel censimento dei Saharawi e farli così votare.
Quindi, nel 2001 e nel 2003 fu applicato un diverso approccio per tentare di risolvere la disputa con due versioni del cosiddetto Baker Plan, che avrebbe dato alla popolazione Saharawi l’autonomia di governo sotto la sovranità del Marocco, con un periodo transitorio di 5 anni a cui sarebbe seguito il referendum. La prima versione fu rifiutata dal Fronte Polisario, mentre la seconda fu malamente accettata, con l’appoggio unanime del Concilio di Sicurezza dell’ONU. Il Marocco, comunque, rifiutò il Piano e dichiarò che non sarebbe più stato d’accordo con l’idea del referendum con l’indipendenza come opzione.
Questa situazione è giunta fino ad oggi, in cui metà popolazione Saharawi vive ancora nei campi profughi in Algeria, attendendo una soluzione pacifica, mentre l’altra metà è rimasta nei territori occupati dal Marocco. Il Marocco ancora oggi controlla l’80% del Sahara Occidentale; la Repubblica Democratica Araba Saharawi è al momento riconosciuta da 45 membri dell’ONU, prevalentemente altre nazioni africane, mentre 39 Paesi lo avevano riconosciuto e poi ritrattato nel corso degli anni il loro riconoscimento. Contemporaneamente, nessun Paese od organizzazione ha mai ufficialmente riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale, ma molti Paesi supportano l’idea di un’autonomia Saharawi sotto la sovranità marocchina. Ad oggi, quindi, il Sahara Occidentale è l’ultima colonia africana, essendo un territorio non auto governativo in attesa della decolonizzazione.